Il settore socio-assistenziale in Piemonte rischia il collasso: un tema urgente e molto caldo su cui la cooperazione sociale e sanitaria piemontese sta insistendo da diversi mesi.
Cogliendone pienamente il carattere di urgenza, La Stampa - Asti di martedì 13 maggio ha pubblicato un’intervista al Presidente di Confcooperative Piemonte Sud, Mario Sacco, di cui si riportano di seguito alcuni estratti.
La situazione del welfare piemontese è ormai da tempo insostenibile. Da gennaio 2025 gli stipendi degli operatori nei servizi socio-sanitari, assistenziali ed educativi sono aumentati in virtù del rinnovo del contratto collettivo nazionale, ma le tariffe regionali che regolano i servizi non sono state aggiornate di conseguenza. Il risultato è un pericoloso squilibrio economico che rischia di compromettere la tenuta stessa delle cooperative sociali.
Il nodo principale è infatti l’adeguamento delle tariffe ai nuovi costi del lavoro. Le trattative avviate con la Regione nei mesi scorsi avevano previsto una progressione graduale, ma la mancanza di atti ufficiali e di certezze sta alimentando preoccupazione e tensione tra gli operatori.
La denuncia arriva da Confcooperative Piemonte Sud, attraverso la voce del suo presidente Mario Sacco, che lancia un appello chiaro: «Se dovesse arrivare una proposta della Giunta regionale utile a coprire gli aumenti del contratto di lavoro siamo pronti a discutere e collaborare. Diversamente ci vediamo tutti sotto il grattacielo della Regione Piemonte il 27 maggio, per una manifestazione con il solo scopo di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica su questa problematica di carattere economico ma anche culturale. In fondo siamo dalla stessa parte visto che nello svolgimento dei nostri servizi essenziali alla popolazione esercitiamo una funzione pubblica».
La situazione è particolarmente grave nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo, dove operano 57 RSA e numerose cooperative sociali che si occupano di assistenza a disabili e anziani. Solo nell’Astigiano, sono coinvolti circa 2.500 addetti.
Una situazione difficile e complessa in cui è in gioco non solo l’aspetto economico, ma anche quello occupazionale: basti pensare che, in Piemonte, ai circa 55.000 occupati del comparto pubblico sanitario si aggiunge un totale di occupati in tutte le imprese che operano nel socio sanitario e socio assistenziale pari a 50.000 persone. Di queste, oltre 30.000 sono occupati nelle cooperative: solo le aderenti a Confcooperative Piemonte contano più di 20.000 occupati.
Numeri importanti che mostrano la portata del fenomeno, e che rivelano l’urgenza di un intervento pronto da parte delle istituzioni