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La cooperazione è futuro: la parola a giovani cooperatori e cooperatrici

La cooperazione è futuro: la parola a giovani cooperatori e cooperatrici

Continuano le interviste ai giovani cooperatori del territorio di Confcooperative Piemonte Sud. L’intervista a Davide Gioda, socio della cooperativa sociale La Strada di Asti, coordinatore dell'area di inserimento lavorativo e consigliere regionale di Confcooperative Federsolidarietà Piemonte.

 

mercoledì 15 ottobre 2025

Qual è il tuo percorso professionale e come sei entrato nel mondo della cooperazione?

Il mio percorso nel mondo della cooperazione ha avuto inizio in maniera piuttosto tradizionale, con lo svolgimento del Servizio Civile Nazionale presso il "Piccolo Principe", una comunità educativa residenziale gestita dalla cooperativa La Strada di Asti. Questa esperienza ha rappresentato un punto di svolta: al termine del servizio civile, sono stato assunto dalla cooperativa in quel medesimo servizio e, poco dopo, sono diventato socio lavoratore.

 

Nel corso degli anni, ho assunto ruoli con crescenti responsabilità, arrivando a ricoprire la carica di consigliere di amministrazione per due mandati. Questa posizione, sebbene impegnativa, mi ha permesso di maturare significativamente sia a livello umano che professionale, influenzando positivamente la mia percezione e il mio impegno come cooperatore.

 

Attualmente, coordino l'area di inserimento lavorativo, con un focus particolare sul progetto di agricoltura sociale presso la Casa di Reclusione di Asti. Sono inoltre responsabile di una struttura di accoglienza turistico-abitativa a vocazione sociale. Parallelamente, ho cercato di contribuire anche sul fronte della rappresentanza, entrando nel Consiglio Regionale di Confcooperative Federsolidarietà Piemonte e partecipando attivamente ai gruppi dirigenti dei Giovani Imprenditori a livello sia regionale che nazionale.

 

Come si dovrebbe valorizzare il contributo delle giovani generazioni all’interno del mondo cooperativo e come andrebbe integrato con quello delle generazioni passate?

Dobbiamo partire da un ascolto autentico e da spazi reali di corresponsabilità. I giovani portano con sé nuove sensibilità, linguaggi e visioni, un’attenzione più marcata alla sostenibilità ambientale e sociale, un diverso approccio all’innovazione, ma anche un bisogno di partecipazione che non è solo formale, ma sostanziale. 

 

Affinché possano esprimere appieno il loro potenziale, è cruciale che i giovani abbiano l'opportunità di agire, sperimentarsi e anche di commettere errori. Questo deve avvenire in ambienti che li riconoscano come portatori di valore intrinseco, piuttosto che vederli solo come individui da plasmare per il futuro.

 

Il contributo delle generazioni passate è altrettanto prezioso però, custodisce la memoria, i valori fondanti della cooperazione e soprattutto l’esperienza accumulata. La sfida è costruire alleanze generative, non opposizioni. In questo senso, credo molto nel valore della contaminazione intergenerazionale, in cui i saperi si intrecciano e le leadership si rinnovano gradualmente.

 

Servono luoghi dove questo scambio possa avvenire in modo fertile; laboratori, gruppi di lavoro misti, affiancamenti, occasioni di dialogo vero. Penso spesso alla cooperazione come a una squadra di ciclisti, si pedala insieme, si condivide la fatica, si tiene il ritmo in funzione del bene comune. In certi tratti della corsa saranno le gambe esperte a tirare il gruppo ma in altri serviranno energie fresche, capaci di imprimere una spinta nuova.

 

Si va avanti solo se si resta uniti e ci si fida l’uno dell’altro. Per questo, è oggi più che mai cruciale inserire giovani nei nostri team e coinvolgerli attivamente. Non si tratta solo di preparare il futuro, ma di riconoscere il loro ruolo essenziale già nel presente.
 

Un aspetto su cui la cooperazione può migliorare in futuro?

La cooperazione deve mantenere saldi i propri valori, pur evolvendo e adattandosi costantemente. Un aspetto su cui possiamo migliorare, e su cui riflettiamo spesso internamente, è la nostra capacità di comunicare ciò che facciamo. Spesso siamo così assorbiti dalle attività, vicini alle persone e radicati nei territori, da non trovare il tempo e le parole per esprimere il valore che generiamo. 

 

Un'altra sfida significativa è l'innovazione. Nel nostro settore, a volte, si teme il cambiamento per paura di perdere la propria essenza. Eppure, la nostra storia dimostra una costante capacità di innovare per rispondere a bisogni e opportunità. L'importante è non perdere mai di vista la nostra missione sociale e il profondo legame con le comunità e i territori in cui operiamo.

 

Innovare significa essere più efficaci e continuare a eccellere in ciò che sappiamo fare, ma con una mentalità aperta, fiducia e, ogni tanto, il coraggio di esplorare nuove strade. Se riusciremo a farlo insieme, il futuro della cooperazione sarà ancora più solido e significativo.