Nel Monferrato astigiano, dove le colline seguono il ritmo lento delle stagioni e i filari disegnano il paesaggio, la cooperazione continua a mostrare la sua forza: unire mondi diversi attraverso legami umani, responsabilità condivise e un’idea di impresa che nasce dalla terra e ritorna alle persone.
È in questo contesto che si incontrano due realtà cooperative guidate da una stessa visione, maturata in percorsi diversi ma complementari: la Cooperativa Sociale Elsa e la Cantina Sociale Barbera dei Sei Castelli. Ciò che le unisce è la visione di Maurizio Bologna, che attualmente ricopre la carica di presidente di entrambe le cooperative. Qui, sono nate esperienze che permettono di leggere la cooperazione nella sua forma più autentica: quella che mette le persone al centro.
La Cooperativa Sociale Elsa nasce dall’esperienza diretta sul campo, da quando Maurizio Bologna, comprese che il modo di fare rete, di “stare insieme” e aiutarsi a vicenda, tipico del mondo agricolo, era esattamente ciò che serviva per costruire servizi capaci di sostenere persone fragili. Quando decise di fondare la cooperativa, portò con sé questo bagaglio culturale e familiare: la convinzione che nessuno possa farcela da solo e che l’unione delle forze produca valore economico, ma soprattutto umano.
Sono nate strutture che accolgono persone con difficoltà dal giovane all’anziano, promuovendo percorsi di vita autonoma e lavoro protetto. Nelle comunità per adulti con disabilità e nella casa di riposo gestite da Elsa, il concetto di “persone al centro” significa ritagliarsi tempo per ascoltare davvero, accettare che i tempi degli individui non coincidano sempre con quelli dell’organizzazione, coinvolgere le famiglie in un lavoro di rete e creare spazi in cui dignità e autonomia siano elementi imprescindibili. Bologna lo ripete spesso nei momenti di confronto interno: ogni decisione, anche quella apparentemente tecnica, deve rispondere alla domanda «A chi giova? Quale impatto ha sulla vita delle persone e su chi lavora con noi?».
Pur essendo cresciuto nella cultura agricola, Bologna guida da pochi anni, la Cantina Sociale Barbera dei Sei Castelli, una delle cantine sociali più significative del Piemonte, portandovi la stessa visione maturata nel sociale: gestione condivisa, valorizzazione delle competenze dei soci, costruzione di comunità produttive.
La cantina conta 900 ettari di vigne e riunisce 260 soci produttori custodendo tradizioni familiari che trovano senso solo all’interno di un progetto collettivo capace di affrontare le difficoltà climatiche, l’incertezza dei mercati, i costi crescenti della produzione.
Ogni anno vengono conferiti circa 70.000 quintali di Barbera, di cui l’85% provenienti proprio da uva barbera: un risultato che Bologna descrive come testimonianza della qualità del territorio e della dedizione dei soci. “Essere presidente di una realtà così grande e rappresentativa - dice - significa soprattutto avere cura del lavoro dei soci e ricordare che la cooperazione è, prima di tutto, una responsabilità reciproca.”
Tra questi due mondi, all’apparenza distanti, esistono punti di contatto naturali. La cooperativa Elsa, in collaborazione con l'azienda agricola Cascina Chiarina di Bologna, ha creato opportunità di formazione e attività lavorative semplici in ambito agricolo per alcuni ospiti delle comunità. Cascina Chiarina, socia di Cantina Barbera Sei Castelli, gestisce cinque ettari coltivati a Barbera, oltre a noccioleti e meleti. In particolare, questi percorsi prevedono lavori leggeri nei campi o momenti formativi.
L’agricoltura, con i suoi ritmi umani e il valore del fare concreto, diventa un contesto in cui le persone possono misurarsi senza l’ansia della performance, scoprire talenti nascosti e sentirsi parte di un processo reale. “Questa interazione tra agricoltura e sociale è l’esempio concreto di come la cooperazione sappia generare connessioni. Nei due contesti, vigneti e comunità, torna un filo rosso: la centralità della persona” ha commentato Bologna.
Le due esperienze, sociale e agricola, si intrecciano per generare impatto positivo sulle persone. In entrambe, il valore è generato dalla partecipazione e dalla consapevolezza che il bene collettivo rafforza ogni singolo percorso. Che si tratti di un viticoltore o di un ospite di una comunità, il punto di partenza è lo stesso: la comunità cresce quando nessuno resta indietro.
Proprio questa capacità di tenere insieme le persone rappresenta la sfida più grande per ogni cooperativa. Bologna lo riconosce con lucidità: “viviamo in un sistema in cui la burocrazia, i budget, le gare e le scadenze rischiano di assorbire tutte le energie. Mettere le persone al centro richiede lentezza, ascolto e presenza ed è facile perdere di vista la motivazione originaria. Il nostro compito è mantenerla viva, ogni giorno.”
Una responsabilità che, per Confcooperative Piemonte Sud, definisce la forza del modello. «Quando la cooperazione mette al centro le persone, crea valore che resta nei territori e rafforza le comunità», afferma Mario Sacco, presidente dell’organizzazione. «Questo dialogo tra agricolo e sociale mostra come solidarietà e impresa possano convivere e produrre sviluppo.»
Nell’incontro tra filari, comunità residenziali, terreni coltivati e servizi alla persona, il modello cooperativo si rivela per ciò che è: un modo di costruire futuro attraverso legami, responsabilità condivisa e attenzione alla dignità di ogni individuo. Un modo di fare impresa che nasce dalla terra e ritorna alle persone.